Bisessualità: la bisessualità è la possibilità di provare sentimenti di amore, affetto e/o attrazione sessuale per persone di più di un genere o sesso, non necessariamente contemporaneamente, allo stesso modo o allo stesso livello. |
Omosessuale: chi si sente affettivamente ed eroticamente attratto da persone del proprio sesso. Il termine si riferisce indifferentemente ad uomini e donne. |
Coming-out: espressione che si usa per indicare la decisione di una persona gay, lesbica o bisessuale di rendere pubblico il proprio orientamento sessuale. È possibile distinguere tra un coming out “interiore” ed uno “esteriore”. Quando una persona inizia a identificarsi come lesbica, gay o bisessuale e, infine, accetta il proprio orientamento sessuale, si parla di coming out “interiore”. Quando la stessa persona comincia a parlare e a mostrare ad altri il proprio orientamento omosessuale si parla di coming out “esteriore”. Il coming out è un processo continuo e mai concluso, perché ad ogni nuovo incontro lesbiche e gay devono decidere se rendere noto o meno il proprio orientamento sessuale. Questo termine non va confuso con Outing. (
vedi oltre) |
Orientamento sessuale: è un’espressione che si usa per descrivere l’attrazione sessuale, emotiva e sentimentale di una persona verso un’altra. A seconda dell’orientamento sessuale gli individui possono essere classificati in eterosessuali, bisessuali o omosessuali. |
Eterosessismo: atteggiamento secondo cui si ritiene che l’attrazione sessuale e sentimentale verso persone del sesso opposto sia meglio o preferibile a ogni altra forma di identità sessuale. |
Outing: pratica di rendere deliberatamente pubblica e senza consenso l’identità o l’orientamento sessuale di altri. Le persone outed sono spesso figure pubbliche quali i politici o celebrità. Il fenomeno dell’outing ha ottenuto l’attenzione dei media negli anni ’80 e ’90 quando alcuni attivisti lesbiche e gay hanno minacciato di rendere pubblici i nomi di quegli omosessuali che si erano resi responsabili di leggi e atteggiamenti sociali e religiosi omofobici. Non tutte le persone omosessuali approvano questi metodi e molti di loro li condannano in quanto infrangono il diritto di ognuno a difendere la propria privacy. Questo temine non va confuso con Coming-out. (
vd. sopra) |
Eterosessuale: chi si sente affettivamente e eroticamente attratto da persone di sesso diverso dal proprio. |
Pregiudizio: la tendenza a considerare in modo ingiustificatamente sfavorevole le persone che appartengono ad un determinato gruppo sociale. |
Etichettamento: è il processo di attribuzione a una lesbica, un gay o un bisessuale di una determinata qualità, caratteristica o tipo di comportamento sulla base del suo orientamento sessuale. Molto spesso si tratta di concezioni stereotipate. Ad esempio: “i gay sono uomini effeminati”, “le lesbiche si comportano come gli uomini”. Questo pensiero stereotipico può avere un influsso notevole su lesbiche e gay. Quando una persona è esposta per un lungo periodo all’etichettamento può iniziare, effettivamente, a sviluppare caratteristiche stereotipiche perché viene trattato come se possedesse tali caratteristiche. In termini psicologici questo processo viene definito “profezia che si autodetermina”. |
Ruolo di genere: è l’insieme delle aspettative che una cultura riserva ai comportamenti maschili e femminili (modo di vestire, linguaggio del corpo e comportamenti). Ogni comportamento infatti è “tipicizzato” per genere e ogni cultura e società definisce i criteri di appropriatezza. |
Genere: diversamente dalla parola “sesso” che indica il sesso biologico di una persona, il “genere” si riferisce alla percezione e definizione di sé in quanto uomo o in quanto donna frutto di una sintesi personale e di prescrizioni e influenze sociali e culturali. |
Sesso biologico: appartenenza biologica al sesso maschile o femminile determinata dai cromosomi sessuali (XY=maschio; XX= femmina). |
Identità di genere: senso di appartenenza al genere maschile o femminile o a entrambi i generi, come i “transgender”, indipendentemente dal sesso biologico. |
Stereotipi: convinzioni rigide che sono condivise da un gruppo sociale rispetto ad un altro. Gli stereotipi si contraddistinguono per la generalizzazione e l’assolutizzazione del proprio punto di vista e della propria esperienza. Vi sono molte forme di stereotipi sull’omosessualità: stereotipi sulla non conformità di genere (ad esempio, le lesbiche sono considerate dei “maschiacci”); stereotipi sui ruoli sociali (lesbiche, gay e bisessuali si discostano dalla norma e la contravvengono e perciò sono percepiti come devianti, trasgressivi, ecc); stereotipi sui rapporti e i comportamenti sessuali (i gay vengono assimilati ai pedofili e sono considerati promiscui; la sessualità delle lesbiche è giudicata immatura); stereotipi sull’origine dell’omosessualità (ad esempio, uno dei due genitori del ragazzo gay avrebbe voluto una figlia; mancanza della figura paterna; abuso sessuale...). |
Identità sessuale: è parte della comprensione profonda che una persona ha di se stessa come essere sessuato, di come si percepisce e di come vuole essere percepito dagli altri. Include quattro componenti: sesso biologico, identità di genere, ruolo di genere e orientamento sessuale. Tali componenti non sempre sono congruenti tra loro (
vd. Travestito, Orientamento sessuale, Transessuale, Transgender). |
Stigma: si riferisce a un tratto caratteristico di una persona, ad esempio, il colore della pelle o l’orientamento sessuale, che differenziandola dalla maggioranza, può essere utilizzato come base per la sua discriminazione. Mentre il colore della pelle rappresenta uno stigma visibile, che non si può nascondere, l’omosessualità o la bisessualità sono uno stigma invisibile, che difficilmente può essere scoperto fino a quando la persona stessa non dichiara pubblicamente il proprio orientamento sessuale. Gli stigmi invisibili come l’omosessualità e la bisessualità possono condurre ad un dilemma difficile da risolvere: una persona gay, lesbica o bisessuale sa che nel momento in cui rivela pubblicamente la sua omosessualità/bisessualità, questa diventa uno stigma manifesto che può renderla maggiormente vulnerabile alla riprovazione sociale. |
Intersessualità: il sesso biologico di un essere umano è determinato dai geni e successivamente dall’intervento degli ormoni. Quando sussistono discrepanze tra il sesso cromosomico e il sesso gonadico (ovaie e testicoli), così come tra i caratteri sessuali primari e secondari, si ha il fenomeno dell’intersessualità. L’incidenza è di un bambino su duemila. L’identità di genere di una persona si sviluppa entro il quattordicesimo mese di vita, ma a volte questo limite può essere spostato anche più avanti nel tempo. Questo significa che fino a quel momento il genere di un bambino può anche essere ri-attribuito nei casi in cui questo sia necessario. I cambiamenti che avvengono nel feto durante il suo sviluppo possono riguardare i caratteri sessuali primari e secondari e possono non essere corrispondenti tra loro, dando luogo all’intersessualità. Queste persone, rispetto al resto della popolazione, presentano più spesso una non conformità tra il sesso biologico e l’identità di genere e spesso desiderano cambiare sesso. Molti intersessuali riportano di aver subito traumi causati dai trattamenti medici, dalla vergogna di essere “diversi” e di aver subito operazioni chirurgiche invasive con conseguenze a volte drammatiche (per esempio, l’impossibilità di sperimentare piacere sessuale). In alcuni Paesi esistono gruppi di auto-aiuto specifici per queste persone. |
Transfobia: avversione, repulsione o paura delle persone transessuali, della transessualità e delle sue espressioni. Anche tra gli omosessuali v’è rifiuto di tali individui, forse perché la transessualità sfida il più grande tabù: la trasgressione dei ruoli di genere e di ciò che è socialmente accettato in termini di identità di genere. |
Lesbofobia: termine specifico che designa la paura o la repulsione nei confronti delle persone lesbiche. La natura e la diversità di esperienza inerenti l’omosessualità femminile conferiscono caratteristiche specifiche alla lesbofobia, tra cui, ad esempio, maggiore occultamento ed ignoranza dell’esistenza delle persone lesbiche. |
Transessuale: una persona la cui identità di genere differisce dal proprio sesso biologico. Nello specifico transessuale è una persona che sceglie di intraprendere un percorso di adeguamento chirurgico e/o ormonale del sesso anatomico all’identità di genere. Il transessualismo è qualcosa di completamente diverso dall’orientamento sessuale: i transessuali infatti possono essere eterosessuali, omosessuali o bisessuali. La percentuale di persone transessuali nella popolazione generale è rappresentata da un maschio adulto su 3.000 e una femmina adulta su 100.000. |
Omofobia: questo concetto descrive un insieme di emozioni negative nei confronti di lesbiche, gay o bisessuali, quali, ansia, disgusto, avversione, rabbia, disagio e paura. Un certo numero di studiosi ha tuttavia criticato il termine, poiché non si tratterebbe di una fobia in senso classico. Rispetto ad altre fobie (ad esempio, la claustrofobia, l’aracnofobia, ecc.), gli omosessuali non sarebbero la fonte diretta della “paura” o del “disagio”. Si tratta piuttosto di una sorta di avversione verso l’omosessualità che comprende valori e norme culturali che contraddistinguono gli omosessuali come qualcosa di cui aver paura. In questo senso, l’omofobia non è una malattia che può essere curata, quanto piuttosto un atteggiamento sul quale esercitare un’influenza effettiva. |
Transgender: termine ampio e generico per indicare quelle persone la cui identità di genere differisce dal sesso biologico e che scelgono di non sottoporsi a trattamenti di ri-assegnazione del sesso anatomico. I transgender esprimono la loro identità di genere attraverso l’abbigliamento e i comportamenti transgender possono passare, ad esempio attraverso l’abbigliamento, da maschio a femmina, o da femmina a maschio o possono definirsi come qualcosa di completamente diverso da queste due. Il trasgenderismo si distingue dal travestitismo perché il secondo è un comportamento (indossare abiti del sesso opposto ), mentre il primo coinvolge la sfera identitaria (il sentirsi appartenente al sesso opposto). |
Omofobia interiorizzata: l’omofobia interiorizzata è un tema centrale nell’attività di sostegno psicologico a persone lesbiche, gay e bisessuali. Se cresciuti in una società occidentale, è di fatto impossibile che lesbiche, gay e bisessuali non abbiano interiorizzato alcuni messaggi negativi sul proprio orientamento sessuale. Questi messaggi negativi possono condurre gli omosessuali a sentire una sorta di “odio di sé” rispetto a questa parte della propria identità. L’omofobia interiorizzata può manifestarsi in sentimenti ed emozioni diverse: paura di essere scoperti, disagio in presenza di altre persone omosessuali dichiarate, rifiuto e negatività verso tutti gli eterosessuali, senso di superiorità nei confronti degli eterosessuali. Coloro che hanno interiorizzato l’omofobia sociale, pur pensando che lesbiche, gay e bisessuali non siano diversi dagli eterosessuali, possono temere di essere rifiutati dagli altri. Il sentirsi attratti da persone “impossibili” (ad esempio persone con un orientamento eterosessuale) può costituire una forma di auto-sabotaggio e di difesa che protegge dall’intimità di un’eventuale relazione con una persona dello stesso sesso e può rappresentare quindi un modo di esprimere la propria omofobia interiorizzata. Quest’ultima può anche essere rivolta verso il proprio partner, dando luogo a difficoltà a mantenere le relazioni (omosessuali). |
Travestito: persona che si traveste, vale a dire che indossa (regolarmente o occasionalmente, interamente o parzialmente) i vestiti generalmente indossati dall’altro sesso. Un travestito può essere eterosessuale, omosessuale o bisessuale. |